P. 3
terzo
Al padre al figlio allo spirito sancto
per ogni secolo sia gloria et honore
Et benedetto sia suo nome quanto
tutte le creature anno valore
laudato et ringratiato in ogni canto
com pura mente et con divoto core
et confessato sia la sua bontade
pieta misericordia et caritade.
Dolce signiore apri le labra mia
illumina il mio cor colla tua luce
e lla mia bocca anuntii le tue vie
piene di lode et sia sempre mia duce
allo aiutorio mio intende et sie
colla tua gratia che 'l mondo conduce
e 'l mie dir sia consolation con fructo
di tutti quegli che intendon tale costructo.
A ogni cor gentile et mente pura
che desidera intendere la ragione
colla quale si governa la natura
da um principio ch'e prima cagione
et donde a l'essere ogni creatura
et di lor qualita et conditione
di cio legiamo in versi sequenti
chiamando iddio et coll'animo attenti.
P. 4
Omnipotente dio padre et signiore
o somma sapiençia o verbo eterno
che fusti in carne nostro redemptore
o spirito sancto amor superno
o vera trinita vero splendore
sol uno idio vero et sempiterno
o creatore de l' universo mondo
principio et fine altissimo et profondo.
Ne lalto impireo celo com ferma essentia
comandi et volgi et reggi il firmamento
lo quale ci mostra la tua gram potentia
pello suo smisurato abracciamento
cognioscisi infinita sapientia
a riguardare il grande adornamento
per noi creasti a celo tanto splendore
et qui si intende lo infinito amore.
La sua grandeça passa ogni intellecto
la sua velocita vie piu transcende
quanta belleça et di quanto dileto
si vede in esso chi col cor attende
veramente a cosi alto rispecto
l'alma gentile d'amore tutta saccende
disiando potere salir a quelle
nobile creature et chiare stelle.
P. 5
Veggio la stella in su che il primo gira
con quelle sette et due che van dintorno
la quale per nicista molto si mira
da navicanti quando manca il giorno
chi la cercasse et trovar la desia
l'ochio suo guardi la boca d'un corno
chi piu s'apressa a vedere supine
piu freddo sente et ghiacciato confine.
Dalla opposita parte e l'autro polo
simile a questo freddo di natura
che non si puo mirare da nostro suolo
perche tra noi e quella grande arsura
la quale /e/ sempre sotto um cerchio solo
che fa la nocte e 'l di d'egual misura
tra questa calda e lle due fredde zone
sono i luoghi habitanti et le persone.
Dentro a si fatta et tale circumferençia
di stelle sono u numero infinito
et ciascuna producie sua influentia
ne corpi humani et nel terresto sito
benche di poche se n'abbia scientia
perche sovente rimane smarito
che da giudicio di cose future
perche di tutte non sa lor nature.
P. 6
Un cerchio in maginato da gran savi
zhodiaco chiamato ivi si pone
nel quale dodici segni et buoni e pravi
rivolgere fanno con molta ragione
huomini bestie piante pesci et navi
pare c'abino a sentire lor conditione
perche a ciascuno volge il sole um mese intero
e sei di loro a ciascuno em/imsperio.
Son l'ariete et leo et sagiptario
di natura di fuoco caldo et secco
il cancro et scorpio et pesce pel contrario
humidi e freddi sono e poscia il becco
e virgo et tauro contrarii ad aquario
perche ciascuno di loro e freddo et secco
e/ esso humido et caldo et cosi libra
et quel che due giermani insieme vibra.
Poi sono sette pianete in sette spere
l'una entro l'altra giu di giro in giro
saturno /e/ primo di quelle lumere
che 'n vista pare orientale çaphiro
le lor proportion son cose vere
che ne puo vedere pruova ciascum viro
per numeri et misure sança bugia
come ne mostra chiaro astrologia.
P. 7
Qesta pianeta ci fa contemplanti
et pensativi et casti et bene astuti
sotigleza d'ingegno a tutti quanti
sono al ben fare sicome al male acuti
chi e de suoi li vede pe sembianti
che sopra gli altri son molto aveduti
e 'l nome fu d'un uom che naqque in creta
et ebbe la natura del pianeta.
Di costui naqque il magnianimo giove
da cui gli antichi presor l'altro nome
del secondo pianeta che si muove
nella sua spera rilucente come
chiaro cristallo / et / questo in ciascum dove
a signoria comparte giuste some
e temperato da di se influençia
di signioria et di magnificentia.
Seguita dentro a llui l'ardente marte
suo figlio di natura sanguinoso
in vista rubicondo et le sue arte
son d'essere irativo et furioso
a suoi seguaci piace esser sperti
nimici di pigritia et di riposo
et / se voglion pigliar la miglior parte
di virtu di forza anno grande arte.
P. 8
Chiaro splendore et fiamma rilucente
sopra a tutte altre creature belle
di te consider manca ogni mente
di te parlar vien meno ogni favella
o luce che alumini la gente
nobile piu che alcuna altra stella
tu rrendi al mondo figura di dio
piu che alcun'altra cosa al parer mio.
O sole / o / cosa sola singulare
che nne misuri il tempo a questo mondo
che ralegri la terra l'aria e 'l mare
quando rivegon tuo viso giocondo
benche nessuna vista puo sguardare
pelli tuoi raçi im quel corpo ritondo
la virtu tua ogni cosa produce
scendendo giu per lla tua chiara luce.
Perfecta piu che alcun'altra figura
e lla figura sperica la quale
non a principio / o / fine in sua misura
queste similitudine eternale
non si puo maculare suo luce pura
per cosa coruptibile et mortale
a tutte cose dai generationi
principio et / fine varie conditioni.
P. 9
Or non si de alcum maravigliare
come sia uno idio in tre persone
distante et ciascheduna singulare
non miste ma com perfecta unione
tu / vedi un sole et / e um corpo solare
et / la / luce et / el calore et con ragione
conosci che non e l'un quello ch'e l'altro
et non /e poi ne prima quello che l'altro.
Genera quello spechio lo splendore
et / non / lo splendor lui et amendue
insieme mente procede il calore
et non /e ne/ sara/ gia/ mai ne/ fue
dall'uno a l'altro ne/ tempo ne/ hore
in/mediate fa ll'opere sue
si tosto come apar ne l'uriente
vedi suo raçi et il suo calore possente.
Non conoscendo il vero creatore
ne veggiendo piu nobil creatura
la gente antica stette in tanto errore
che il chiamaro idio della natura
lui adorandolo et faciendogli honore
e templi et sacrificio et gram cultura
finche scese la luce qua giu vera
e 'l vero iddio ci allumino qual era.
P. 10
Coloro in cui il sole a suo potentia
secondo lor concepti o nascimenti
huomini son di grande intelligentia
che danno lume a tutte l'autre gente
di gran doctrina et di gran sapientia
et al ben oprar non son / ma' / lenti
ferventi sono et pien di caritate
ne quali regna somma veritate.
Poi seguita divenire il pianeta
lucente stella et pare che sempre rida
i suoi son tutti di natura lieta
leali et / chiari a chi di lor si fida
vaghi se adornar d'oro et di seta
cortesi et larghi et nimici di mida
inclinati a lluxuria et van diletto
se lascian la ragion dello intellecto.
Mercurio fa / l'uom esser bem parllante
e con industria di mercatantia
procuratore et giudice advocante
tractator di qualunque cose sia
costui fu figlio de l'alto tonante
et suoi ambasciador per ogni via
secondo de poeti il sentimento
et la sua stella pare che sia d'argento.
P. 11
La / luna /e/ tra pianeti il piu sottano
et che piu rata compie suo giornata
suo cielo e trasparente et fanno
come son gli altri onde non /e celata
la vista si che si riguardi invano
per tutte infino alla specra stellata
per chi a dilecto rimirar im quelle
chiari pianeti et rilucente stelle.
Ma llo suo corpo io dico della luna
perche solido et denso et non traspare
quando ello s'interpone im parte alcuna
tra 'l / sole et noi per linea ritta uguale
sotto e suoi et raçi ci si mostra bruna
ma / a noi no li lascia trapassare
et tale eclis /e quando /e/ compiuta
di vechia in nuova in quel punto si muta.
Sança lume da se mutata scura
quanta ne vede il sole tanta n'acende
per questa /e variabil sua figura
perche tra su et giu meça risplende
et quante piu distante sua misura
dal sole tanto ogni di piu lume rende
sopra la terra et quando si rapressa
ogni di scema suo lume da essa.
P. 12
Et quando / el e/ per dritta opositione
dallo spechio del sole /e piu lontana
convien che si dimostri obscuratione
se im quel punto /e/ a noi sovrana
et tale eclisse [corr.: "d" partially deleted and "l" added to give "eclisse"] acade per cagione
che lla terra si truova allor mezana
tra llei et il sole e perche ll'e magiore
i raçi di pasar non an vigore
Sopra a tutti gli omori a molto affare
in tutti gli animali et nelle piante
et nel suo crescere et nello scemare
da/ força o deboleça a tutte quante
in essa molto si / de raguardare
chi e de corpi infermi medicante
et di molti si vede la ragione
che mancan nella sua consumptione.
Ne/ corpi humani ove /a/ dominatione
pigra influençia et molle / c'e basso ingegno
mutabile et volante conditione
gente da non fidarsene col pegno
sança fermeça et con poca ragione
se l'animo vorra seguire il segno
cor femminile e non sa che si voglia
et di cio che gli avien senpre fa doglia.
P. 13
O virtu somma che in te sempre stabile
a ciascum ciel singular moto desti
ebbon la tua sapientia ineffabile
diversa via a ciascum concedesti
em perpetuo com pacto durabile
a ognium sua leggie mantener volesti
questa concordia si maravigliosa
trapassa nel pensier ogni gram cosa.
Con questa si governa la natura
producendo le cose diferenti
onde /e dissimigliante ogni figura
d'uomini et donne con vari accidenti
chi di cose alte et chi di basse a cura
chi piu veloci et chi com passi lenti
chi arme et chi scientia et chi pastore
et / chi / a un'arte o altra pone amore.
Di quinci vien che un tempo e carestia
un altro /e guerra et un altro /e divitia
quando fia pace et quando fia moria
quando fia duolo et quando fia letitia
si come qual pianeta a signoria
sentira il mondo piu bene o malitia
et secondo ove / la / influença cade
fie piu /o/ meno in diverse contrade.
P. 14
Quinci vengono e caldi stemperati
quince gran sechi e quinci le gram piove
quinci i gram freddi et caldi ismisurati
quando in alcuno paese et quando altrove
io dico quando e/ passa e modi usati
ragionando secondo il tempo e 'l dove
di tutte queste passion sicura
et l'anima si segue suo natura.
L'anima nobile bella e perfecta
imago et simigliantia del maestro
se in queste alte cose si dilecta
non prendera gia mai camin silvestro
et facciendo cosi vivera necta
et collocata fia dal lato destro
chiamata a poseder l'eterna pace
perche volle seguire la via verace.
Et sopra tutti i cieli andra volando
piena d'amore et piena di dilecto
et nel divino spechio contemplando
ara piena notitia nel cospecto
di quelle cose che quagiu mirando
d'intender pati alcum difecto
contenta d'ogni suo sancto disio
ringratiando eternalmente iddio.
P. 15
DI TE signore superno abian parlato
Et de tuoi celi et di lor influença
Quanto per gratia ce n'ai dimostrato
or piaccia alla benigna tua clemença
mostrarci gl'elementi et il lor stato
e lle stagion dell'anno e llor semença
lor qualita e llor generationi
e de corpi mortali loro comprexioni.
Tu co misure gl'elementi leghi
suo termine a ciascuno ai stabilito
et l'uno dall'autro chiaramente spieghi
il fuoco e/ primo nel piu alto sito
non conceduto a lui che giu si spieghi
ma per quanto puo /e/ salito
la sua spera e sotto il ciel della luna
et qui non a in se misura alcuna.
La vista humana veder non potrebbe
perche piu che l'aria egli e purissimo
ma chi visa presassi il sentirebbe
il suo caldo suo cocente e ardentissimo
ogni cosa leggier vi passerebbe
sança violentia perche /e/ sottilissimo
poi sotto lui e lla spera dell'aria
la / quale e molto et suo termine varia.
P. 16
La / suo parte di sopra tocca il foco
ch'e caldo et secco et fassi a llui simile
poi queste quella del secondo loco
e ogniuna purissima et sottile
quella seconda ne molto ne poco
sente di caldo ma tiem fredo stile
la terza poi coll'acqua et / colla terra
confina et / sempre sta colloro in guerra.
L'acqua humida et fredda et l'aria prende
l'umido quindi et dal foco il calore
et pero calda et humida s'intende
la compresion de / l'aria et suo vigore
perche nel meço d'amendue si stende
et / da / l'uno et dall'autro piglia homore
cosi principando l'aqua e 'l foco
la terra /e/ freda et secca nel suo loco.
La / terra /e/ corpo solido /e/ pesante
et / grave piu che alcun altro elemento
posta nel centro dentro a tutte quante
le spere et piu di lungi al firmamento
da / ogni parte ugualmente distante
fra / l'aria et lei /a l'acqua il suo contento
benche in alcuna parte si discopra
la terra in alto et par che sia di sopra.
P. 17
Niuna cosa gli e dentro o di sotto
se non l'inferno luogo de dannati
dove gli angeli rei ebbero il botto
che nel suo ventre in etterno serrati
fanno pagare all'anime lo scotto
c'an / voluto morir negli peccati
suo diametro e septe mila migila
e 'l cerchio ventidua migliaia piglia.
Quanto e cosa mirabile ad atendere
del / ferro et della pietra uscire il foco
et piccola favilla vedi scendere
et cresce sopra a l'esca a poco a poco
et quindi poi incontanente accendere
migliaia di torchi et empier ogni loco
quando non a piu esca / o nutrimento
si parte e / torna nel suo elemento.
Ancora e bella ragione a pensare
la qualita dell'aria et sua natura
che quanto in alto piu potesi andare
la troveresti piu sotile et pura
pero alcun nel ciel non puo volare
ne sostenersi su per quella altura
sostiensi in questa che piu grossa
perche fa risistenza alla percossa.
P. 18
Quanto piu scendi nella valle a basso
in luoghi di maremme et / di pantani
tanto piu truovi l'aria folto et grasso
et / gli abitanti starvi peggio sani
perche i grossi vapor da l'alto saxo
non possono esalir come e de piani
dove l'umido fa gran dimoranza
pel / secco vento che non /a/ possanza.
Le/vasi il sole /e/ entra im que valloni
e 'l suo calore vi si rinchiude et / cova
et genera di molti coruptioni
dove la terra pantanosa truova
che surgon su nell'aria per nebbioni
et giu ne / cagion con spessa piova
fanno brutti animali et soççi vermi
e 'l corrotto aria tien / gli uomini infermi.
Ne/ monti il sole come aparisce il giorno
risplende chiaro et purga ogni vapore
i venti che vi soffian pur dintorno
rasciugano et diseccono ogni homore
pero v'e l'aria puro e molto adorno
l'umido e 'l caldo non v'anno vigore
per questo non vi cade coruptione
onde vi stanno sane le persone.
P. 19
Non v'e materia onde l'aria s'ingrossi
onde s'accendi et pero / v'e/ freddura
et pello caldo che /e/ tra bassi fossi
quello humido vapor surge in altura
et / truova il freddo avanti che piu/ possa
et / fassi neve et / cade alla pianura
ne/ monti pello freddo si mantiene
et nelle valle in acqua si rinviene.
Ma quando il sole di state piu riscalda
e 'l caldo porta piu alto l'umore
piu freddo truova e pero piu si salda
et fassi ghiaccia et cade con romore
perche si rompe e tutto si discalda
in grandine ma quanto quel vapore
e secco nel percuoter s'accende
et con gram tuoni e folgor l'aria fende.
Quell'aria ancora in quella regione
ripugna et / non consente mutationi
et come se patisse offensione
quando vi giungon queste mutationi
giu/ le ricaccia percota ragione
quest'aria ne riceve passioni
onde si move forte et / questo e 'l vento
e al mare et / alla terra da/ tormento.
P. 20
Siede il gram mare sopra la terra tonda
e lla piu parte d'essa cuopre et bagnia
et quella terra che superchia l'onda
esce fuor d'essa si come montagna
occeano e detto quel che la circonda
che pello stretto dello mar di spagna
mette per mec̨o della terra il mare
lo qual mediteran si fa chiamare.
Perche/ ogni simile suo simile attende
et degli humor la / luna /a/ signioria
quando ella piu sopra al gram / mar si distende
sempre una volta tra la nocte et / dia
l'acqua del mare inverso lei ascende
e / liti dell'occeano per gran via
lascia scoperti et poi la luna passa
et l'acqua torna et cresce ch'era bassa.
Fa / conto d'esser sopra un alto monte
et ogni parte riguardar dintorno
parrati il ciel come un arco di ponte
passar sopra la / terra et come un forno
quel / cerchio del confine /e/ l'orizonte
or fa che ove / se/ sia meço il giorno
sara questo emmisperio alluminato
e notte fia da tutto l'autro lato.
P. 21
Se/ questo globo della terra fussi
et cosi l'acqua come l'aria e 'l foco
sotil non resistenti alle percosse
non sarebe ma' nocte in verun loco
ma il sole non puo passar sue dure cose
et pero manca il giorno a poco a poco
che/ la / terra ciel / toglie et fassi obscuro
pell'ombra che / ci fa suo corpo duro.
Quinci si piglia la misura et / l'ore
di tutto il tempo del secol presente
che 'l sol si gira et in venti quattro hore
e ritornato all'usato occidente
et in diversi siti a tutte l'ore
in qualche loco egli e sempre oriente
venti quattro hore /e/ un di naturale
che tra la nocte e 'l di sempre uguale -
Nel tempo che comincia prima vera
piena di fiori et di novelle fronde
et temperata rende ogni rivera
di dolci venti e che 'l mare cheta l'onde
uguale /e i di dalla mattina / a sera
quanto /e la nocte che 'l / sol ci nasconde
infino a mec̨c̨o giugno tutta via
il giorno cresce et la nocte va / via
P. 22
Et comincia di marc̨o /a/ mec̨o il mese
quando il sol entra sotto l'ariete
humida et calda suo complexion prese
la qual tutte le cose rende liete
le creature son / d'amor racese
et a generatio disposte et fete
l'umido trasse dal verno passato
e 'l caldo piglia dal sol rapressato.
Quando il sol /e/ piu presso a noi che mai
pel cerchio che si fa piu qua la state
e/ gia conversa in fructo de suo rai
et consumata quella humiditate
due tanti il di della nocte vedrai
poi comincia a scemar suo quantitate
fino a mec̨o settembre a poco a poco
e questo tempo a natura di foco.
Poi che/ la nocte fia col giorno uguale
comincia il freddo e 'l caldo va calando
et quanto scende il di la nocte sale
fino a mec̨o dicembre seguitando
questo tempo si dice naturale
nel quale il caldo al fredo contastando
fan l'aria turbare et dar gram piove
onde per l'acque l caldo si rimuove
P. 23
Et fassi il tempo rigido et noioso
di ghiacci et neve et d'acque di gran venti
et ciascum fiume corre ruinoso
faccendo spesso danno a molte genti
il mare sta turbato e tempestoso
l'aria et la terra et l'acqua combatenti
et questo verno dura insino al giugno
quando la prima vera fa ritorno.
Degli elementi quatro principali
che son la terra et l'acqua et l'aria e 'l foco
composti son gli universi animali
pigliando di ciascuno assai o poco
et nel risolver de corpi mortali
ogni elemento torna nel suo loco
huomini bestie uccel serpente et pesce
et piante et pietre et cio che scema o cresce.
Quattro complexion nel corpo humano
son di natura di quatro elementi
li quali rendono il corpo infermo et sano
secondo c'anno buon concordamenti
et come un si discorda a mano a mano
seguono al corpo diversi accidenti
di febri le qual son di più ragioni
secondo le predette complexioni.
P. 24
Collera rossa state foco et marte
sangue com primavera et aria et venus
flema verno acqua an coll'una parte
malinconia et terra tenet genus
dell'autunno et di saturno l'arte
chi d'una d'este parti fussi plenus
sarebbe in grado di superlativo
di cosi fatta complexion paxivo.
Collerici son huomini leggieri
acuti et promti et desti et animosi
acti a far pruove di buon cavalieri
et nel combatter molto furiosi
quando si turban son subiti et fieri
di corpo asciutti et di cor curiosi
la sua distemperança fa terçane
c'oggi sta bene et la febre a domane.
Sanguigni son di / dolce comditione
son / temperati et di largheçça honesta
gente di pace et sança ofensione
benigni et amorevoli et con festa
sono inclinati alla fornicatione
di tutte complexion piu sana /e questa
la sua distemperança fa contina
che si conosce al polso et all'orina.
P. 25
Flematici son molli et freddi et gravi
pesanti et lunghi in ogni loro affare
di grosso ingegno quando tu li cavi
del loro mestiero avendo altro a cercare
temen vergogna et sono benigni asai
et temperati nel lor consigliare
son pieni et grassi et lor distemperança
cotidiana febre a nominança.
Ma/linconia e di tutte peggiore
palidi et magri son sança letitia
coloro habundano in cotale humore
disposti a tutte l'arte d'avaritia
et an molti pensier sempre nel core
son solitari et di poca amicitia
quartane son le febre malinconiche
che più che tutte l'autre son croniche.
Se / l'anima vorra signoreggiare
vincera tutte queste passioni
ma se si lascia al corpo sogiogare
fie sottoposto a queste inclinationi
quand'ella al corpo si lascia guidare
et seguita sue basse conditioni
perde l'alteça e 'l ben / dell'intellecto
et /e/ per suo et non d'altri difecto.
P. 26
Ma / s'ella vora viver con ragione
et governar il corpo com / misura
secondo la divina spiratione
in cose basse porra poca cura
ne beni eterni fia la sua intentione
perche nel mondo niuna cosa dura
et / sopra tutte queste cose il cielo
volando andra con amoroso çelo.
Queste cose conposte et coruptibili
che non posson durare ne crescer tanto
ch'empiam la voglia agli animi sensibili
con gram fatica se n'acquista alquanto
et con tremor gli tiem che son fluxibili
et poi le lasci con dolore et pianto
chi vede ben cio che le sanno fare
poco vorra per esse / a faticare.
Elle ci son prestate et per nostro uso
son fatte et poste sotto il nostro piede
chi non /a l'occhio della mente atuso
le pregia tanto quanto si richiede
ma s'entro a esse arai lo cor confuso
fie come quel c'appie del servo siede
et / per vil cosa che somma paçia
si priva della sua gram signioria.
P. 27
SOMMO maestro creator verace
per cui celi et / terra fatti sono
Et cio che innessi si contiene et giace
concedi per tua gratia et per tuo dono
ch'io possi seguitare come a tte piace
con chiaro stile et con aperto suono
a figurar la terra e 'l mare et venti
si che se n'abbia / buoni intendimenti.
Fannosi quatro plage per mostrare
i siti della terra et ogni parte
da l'oriente inverso il coricante
si fanno cinque çone in alcun arte
et otto venti son per navicare
et nomi principali et meçe et / quarte
questi ne fanno lume a bene intendere
da / qual parte la cosa de comprendere.
Çephiro e quel che noi diciam ponente
et coro maestrale et aquilone
tramontana si chiama et poi sequente
borea detto greco euro si pone
per lo levante et noto in contanente
sciloco a nome e / seguita africone
che /e meço di et lutime del chiostro
libecio over garbin che si dice ostro.
P. 28
Et con la carta dove son segniati
i venti et porti e tutta la marina
vanno per mar mercatanti e pirati
que per guadagnio et questi per rapina
et in um punto richi o sventurati
son ale volte da sera o mactina
che la fortuna in alcuna altra cosa
non si dimostra tanto ruinosa.
Col / bossol della stella temperata
di calamita verso tramontana
veggiono apunto ove la prua guata
et / se / dal suo viaggio s'alontana
et col timon diriça ogni fiata
la nave quando sta com mente sana
suso il nochiere im poppa a comandare
di punto im punto che via debon fare.
Giran l'antenna piu bassa et piu alta
secondo il vento temperato / o / forte
et quando da un vento ad altro salta
bisognia che vi sien le gente acorte
a volgiere /e/ commettendo di falta
subito sono a pericol di morte
et sopra tutte cose al navicare
bisognia esser sollecito et / veghiare.
P. 29
Bisognia l'orilogio per mirare
quante hore con un vento sien andati
et quante miglia per ora arbitrare
e / troverrai dove sono arivati
se gli e di nocte si cacciano in mare
et quando son della terra scostati
vanno la notte con piu sentimento
e temperan le vele a poco vento.
Quand'anno vento che contrario sia
voltegian da man dextra et da sinistra
per non disavançar de la lor via
che quando non si perde assai s'aquista
infino a tanto che força non fia
per gran fortuna quando il mar s'atrista
di cercar porto o / adrieto tornare
et / alle volte a rompere anno andare.
Degli otto cinque non sien troppo forti
sono in favor in ciascheduna parte
e i tre contrarii male entrar ne porti
vedi bisogno pratica e / grande arte
e marinai che non vi son acorti
spesso vi perdon lor navili et / sarte
chi sa l'entrata giuoca con salveça
l'ancora getta et la nave acapeça.
P. 30
Scogli son molti per lo mar coperti
su vi percuote et rompe alcuna volta
chi non a/ marinai ben d'esti esperti
isole grande et piccole son molte
et d'essi parleremo a luoghi certi
quando verren la ove le son volte
veggiano im prima ingenerar la terra
come risiede et come il mar l'aferra.
Un .T. dentro a uno / o mostra il disegno
come in tre parte fu diviso il mondo
e la superior e maggior regno
che quasi piglia la meta del mondo
asia chiamata il gambo ritto e segno
che parte il terço dal secondo
africa dico da / europia il mare
mediteranno tra esse in meço apare.
Questo tondo non /e meça la spera
ma molto meno e tutto l'autro e/ mare
et non e/ tutta questa faccia intera
arrida terra ma da navicare
si truova in certe parte gran rivera
che ben la terça parte de bagniare
d'a/qua salata che vien dal gran cerchio
c'a/ tutta l'autra terra fa coperchio.
P. 31
Asia e la prima parte dove l'uomo
stando innocente stava im paradiso
il quale pello disubidire del pomo
fu/ dalta gratia rimosso et diviso
e per / vergognia si rinchiuse indomo
et mangio il pan col sudor del suo viso
cinque mila dugento anni interdetto
il mondo stette per cotal difecto.
Cosi com'ella sta l'autre due parti
cosi la gente quindi e/ dirivata
indi anno orrigo le sciençi et l'arti
in essa fu la legge da dio data
lui fu disimile a tutti e parti
quel della dolce vergine beata
et / ivi fu la nostra redemtione
et quivi fia nel fine gram precone.
Quattro gran fiumi et ben maravigliosi
rigan le terre di questa partita
che tutte le scritture son famose
di tre si truova ond'anno salita
il quarto vien de paesi focosi
et riga la etiopia et a l'uscita
nel / mar d'egipto et chiamasi il caligine
et gion e/ nillo et non si sa l'origine.
P. 32
Frison /e/ l'autro volto all'oriente
che de monti di persia a l'india versa
inverso lo sciloco alla corrente
tigris e/ il terço che fa sua traversa
contro agli asiri et va molto rapente
eufrates e/ il quarto il quale somersa
l'acque sue in caverne fa ritorno
et l'uno et l'autro corre a meço giorno.
Questi dua escon degli monti ermini
dove poso doppo il diluvio l'arca
et tutti a tre fan lunghi camini
infin che nel mar d'india ciascun varca
il qual mar par che spanda suoi confini
vegnendo strecto dall'occeano marca
fin in arabia presso a sinay
giu ver ponente a bassera et chessy.
Quivi vengon de/ l'india et d'etiopia
le molte spetierie a quella gente
che vanno per esse quando n'anno inopia
per conducerle verso l'occidente
quivi ne viene una incredibil copia
per carovane et successivamente
mandano insieme di camel gran mandria
che portano a domasco e / in allessandria.
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Vien da scilocco um braccio d'alto mare
che pel color del fondo e/ detto rosso
che cento miglia o quasi largo apare
lungo e disteso a figura d'um fosso
e torto come arco et vien a fare
suo termine et confine sopra dosso
del / car di / babilonia tre giornate
dove ebbe faraon le suo derrate.
La / tramontana di questa asia grande
tarteri son sotto la fredda çona
gente bestial di legge e di vivande
fin dove l'onda di bacu risuona
per questa terra un gran fiume si spande
che d'altri due et / thir s'adona
e 'l piu del tempo el freddo la cristalla
et e/ vi su la gran citta di salla.
E 'l / detto fiume mette in un gran seno
d'acqua salata chiuso d'ogni banda
di tanto giro o poco piu / o / meno
quanto a il mar magior la sua ghirlanda
da / l'autro mare a di terreno
otto giornate et quasi a randa / a randa
sta/ da / levante dritto et di quagiu
dalla cipta si noma del bacu.
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Da / l'autra parte persia par che sia
et il sito di quel mar da / meço di
e da ponente verso la turchia
e la gran terra richi del thauri
dalla quale a domasco e tanta via
quanta da tribisonda fino alli
che sono da / venti giorni e nel suo clima
savasto ancona et firençe s'adima.
Poi son montagne che per gram paese
stendon le braccia et sono di grande altura
famose in iscrittura et poco intese
che di saper la gente a poca cura
onde escon e gran fiumi ove si prese
anticamente per la gente pura
essere il paradiso di deliçia
perche e/l'e tterra di molta letiçia.
Di / tutti gl'elementi sommamente
et d'ogni cosa molto ben dotata
intorno d'ogni parte parimente
di molte buone terre e collocata
et di sopra da tutte sta eminente
che tutto il mondo dintorno si guata
di cio che si potesse imaginare
questo paese soleva habundare.
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Questa montagnia /e/ tanto grande e tale
che vede l'occeano all'oriente
e 'l mar caldeo e d'india ad australe
et vede quel di siria ad occidente
et quel di tribisonda ad maestrale
et quel di persia che gli e piu rasente
et vede tutta e ssiria et la caldea
et a scilocco terra di sabea.
Vedi ove fu l'antica gran cittae
di ninive in sul tigre che fu prima
donna d'imperio di molte contrade
po piu oltre dove il fiume adima
sta hora baldaca et piu la ove cade
il mare il fiume vede l'altra cima
della gran torre che nebrotto fe
doppo il diluvio dell'arca di noe.
Il lito del mar d'india a man sinistra
inverso giu inver dell'oriente
col lito dell'egipto da man dextra
sono in un fil di tucte o quasimente
presso a quel lito fu la gran palestra
de superbi giganti onde la gente
tanti linguaggi parla et se ne vede
ancor la detta torre /e/ ritta im piede.
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Fa/ di largheça un quatrocento miglia
il detto mare e lungo cinque volte
et di richeça nium se / l'asomiglia
di care priete pretiose et molte
et tante perle che gran maraviglia
vi si ricolgono et sono gia ricolte
dall'autra parte e/ l'india incontanente
che si distende insino all'oriente.
Sta / ethiopia da / meridiano
torrida çona estendesi a ponente
et al venire in giu a dextra mano
arabia sta che vien insin rasente
il rosso mare e terre del soldano
dov'e la mecca et vavi molta gente
la dove sta sepulto il maladetto
in un'arca di ferro macometto.
Di / sotto dal mar rosso infino al fiume
del nilo infino al mar di diamata
la provincia d'egipto che fu lume
d'a/strologia et quivi fu trovata
et di scentia et d'ogni buon costume
anticamente fu molto adornata
d'antichi padri et di molti romiti
molto ripiena fu dentro a suoi liti.
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Fu di richeça populata et piena
fertile molto diletosa et / sana
poco vi piove ma dalla gram vena
conducon l'acque molto da llontana
e rigon quel paese per tal mena
essendo terra fructuosa et piana
che l'abundantia e/ quivi cosa vera
et d'ogni tempo vi par prima vera.
In / sulla riva del fiume si posa
la gran cipta del cairo che contiene
tanta / di gente che mirabil cosa
vedere in ogni parte le vie piene
per modo c'a cercalla e faticosa
tanta e/ la carca di chi va et viene
il numero ne tacio per vergognia
che 'l ver sarebbe tenuto mençognia.
Et qui finisce l'asia sua misura
tirando a meço di ritto camino
fino alle parti della grand'arsura
che non v'e habitante ne vicino
et africa comincia la qual dura
quanto tien poi tutto i lito marino
fino allo stretto et poi quanto si puote
cercar l'occean et le parte remote.
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Di sotto al nilo miglia settecento
et piu che / la meta sabbione et / rena
paese adusto per lo caldo vento
et non v'e acqua che surga di vena
poi e/ un monte dumila trecento
che volgarmente si chiama carena
et e/ d'alteça molto smisurato
et / nelle storie athalante chiamato.
Dal monte al mare /e l'aria temperata
che venti adusti non posson passare
en certe parte e/ men d'una giornata
et dove due tre o quatro presso al mare
e questa parte e assai populata
et buon terren pomati a fructare
in sulla cima per la grande altura
il piu del tempo e/ neve e / gran fredura.
Di la dal monte sono idi roventi
popoli radi e sterile terreno
torrida çona et per li sechi venti
di venenose ferucole pieno
et della terra omai sian contenti
e a contar la marina verreno
coll'aiuto di dio che ci el dimostra
el quale e/ stato et fia la guida nostra.
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INCOMINCIANDO dal meridionale
lito del mare in su la strecta bocca
che miglia sedici e largo il canale
et a/ d'ogni parte monte et rocca
sta la cipta di septa la qual sale
sei giorni al greco di sopra a morocca
et/ altretanto e/ dirimpetto a essa
per meço della gran cipta di fessa.
Di sotto a setta forse mille miglia
giu per quel lito s'a poca notitia
d'andarvi l'uom di rado si consiglia
ne/ per dilecto ne per avaritia
et gia ne furon che per maraviglia
vollon passar piu oltre e con tristitia
di lor et di lor gente fer tal gita
che ma' poi non si seppe di lor vita.
En queste mille miglia di marina
verso libeccio truovi prima arçilla
et poi l'araccia l'e assai vicina
salle po segue che /e una buona villa
un fiume che a llato le confina
che dal monte athalante si distilla
per meço fessa passa et cencinquanta
miglia a/ insin et a setta altretanta.
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Niffe çamor saffi gaçola et messa
una po l'autra cinquanta inn otanta
miglian si truovan poi da essa
e piu oltre non par che nasca pianta
ne che si truovi se non rena spessa
cercando la rivera tutta quanta
veggion da terra piu il sol in mare
canaria et altri di piccolo affare.
Seguendo il lito verso l'oriente
trecento miglia sta one in sul mare
di sopra setta andando col ponente
et chi a tremison volesi andare
fra terra e tre giornate o quasimente
one con cartaginea sta del pare
a far pilegio et con vento africone
dugento trenta miglia ad aquilone.
Piu tra levante et greco sta orano
piu alto cento miglia in su quel lito
la cipta di tenes per quella mano
piu su cento cinquanta tien suo sito
et poco piu di cento di lontano
quella d'algeri la qual driça il dito
ad acqua morta verso tramontana
questo paese a poca terra piana.
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Indi a/ bruggia son miglia cento venti
pur da llevante et greco et poscia e bona
piu su dugento pur per detti venti
et l'una e l'autra cipta si ragiona
da ivi a cento trenta poi seguenti
truovi biserti et secondo che suona
per fama quivi presso fu cartagine
la grande et se ne vede alcuna imagine.
Tuniçi fa poi la sua residença
sesanta miglia et d'um gran golfo a porto
la qual cipta si guata con firença
a uno occaso quasi et a uno orto
capo di regnio et di magnia potentia
et ben dotata terra et non a torto
ch'ell'e nel meço della barberia
et presso ad italia piu c'altra vi sia.
Sta con yerusalem et con sibilia
inclinate da / euro et da çephiro
et sta vicina per dugento miglia
alle due magiore isole di giro
le quali son la sardigna et la cicilia
quasi in triangol quando ben vi miro
africa sta poi ver meridiano
passato capo bono a dextra mano.
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D'africa a capulia et a facesse
son molte seche da lito rimote
et chi vuol navicare indi a capesse
fra esse e 'l lito per canal si puote
et seguon poi fino a rasamabesse
ma qui bisogna che di fuor si rote
da tuniçi insin qui per maestrale
trecento miglia son per drito strale.
Poi tripoli cipta di barberia
cento venticinque miglia inver levante
et misurata su per quella via
dugento miglia et due volte atretante
son fino a rausen per traversia
dove fa um capo il gran monte atalante
lasciando un golfo dov'e a man directa
cunara et poi bernico et tholometta.
Et / chi girassi il golfo per costea
sarebon poi delle miglia dugento
dal capo di rausen a buonandrea
son cento miglia pur per detto vento
luco piu dugento par che stea
e indi ad / alexandria e quattro cento
et quasi in meço d'esse sta larassa
et e questo paese terra bassa.
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Guata alexandria per ponente setta
et guata a tramontana satalia
e terra ricca nobile e perfecta
et e/ gram porto di mercantantia
da indi a foce ove 'l nilo in mar getta
cinquanta miglia son per ritta via
et chiamasi ivi il fiume di rossetto
et son tremila miglia dallo stretto.
Un'altra foce sanza far girata
piu su cinquanta miglia al mar dichina
passata quella truovi damiata
poi son dugento miglia di marina
fino alla rissa che e/ la piu ingolfata
et che piu al mar rosso s'avicina
et quivi da levante a tramontana
il lito gira e tutta terra piana.
Dalla rissa alla iaza d'erminia
ricta costiera son miglia secento
per tramontana tutta quella via
va verso greco per quarta di vento
il porto di baruti di soria
nel meço sta apunto alle trecento
et quindi sono il pilegio piglia
fino alexandria cinquecento miglia.
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La/rissa a/ intorno stagni al mar gialle
et fra terra diserti infino al loco
dove la trista et ben punita valle
che giudicata fu da dio col foco
quivi e un lago morto et poi le spalle
del monte sinai piu la son poco
sul qual fu data la legge divina
dov'e sepulta sancta caterina.
Tra larissa et baruti apunto in medio
e iopem porto della terra sancta
che di colui dovereb'esser per dio
che capo de christiani esser si vanta
dove quel degno ne tenne suo sedio
che fece l'opra che ogni di si canta
ove e/ il sancto sepulcro di yesu
la dove crocifisso per no fu
Sion e questo capo di giudea
verso levante um poco a destra mano
et / da sinistra mano e galilea
et / da levante sta il fiume giordano
et / a marina segue cesarea
et / acri sur et saretta et libano
monte dond'esce il fiume di due fonti
quivi e/ carmelli et altri sancti monti.
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Da / baruti infra terra una giornata
et una meça quella gran ciptade
che 'n tutto il mondo e tanto nominata
mercatantesca et di gram nobiltade
possente et ricca domasco chiamata
che niuna di maggiore antichitade
sopra la terra non trovian che sia
et e/ stata gran fatto tutta via.
Tripoli di soria segue per mare
sexanta miglia et poi trenta tortosa
la leccia poi settanta im quel andare
e tutta questa e terra montuosa
fin poi cinquanta miglia dove apare
la foce di soldino assai famosa
poi e/ alexandretta altre cinquanta
et insino alla iaça poi quaranta.
Angulo acuto fa qui la marina
et volge molti venti et a ponente
verso libeccio a quarta si dichina
fino ad antiocetta o quasimente
la iaça a cento miglia s'avicina
al tarso et poi quaranta l'e/ seguente
il curco et poi lapoli a/ settanta
et ad antiocepta a poi novanta.
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Tra 'l / tarso et antiocepta dritta via
cipri infra mare stae discosta
un cento miglia dov'e nicosia
cipta real tra terra et famagosta
che fu gran porto di mercatantia
sul mar d'oriente et quella costa
dell'isola girando e cinquecento
et per lungheça son miglia dugento.
Tra la leccia e tortosa ad oriente
l'isola detta guata la marina
et per diritta çona inver ponente
guarda rodi modom et poi messina
et calcri et maiorica et poi seguente
valença et portogallo et e vicina
famagosta a baruti per due .C.
insino ad alexandria per un d.
D'antiocetta et rodi per quel vento
detto di sopra sança costeggiare
ritto pilegio son miglia trecento
ma converrati duo golfi lasciare
che sarebbe piu lunga da / dugento
miglia la coste a vollela girare
nel primo e/ candiloro e / setelia
et l'autro pare che quel di macri sia.
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Rodi e una isoletta che e scostata
da terra ferma qualche miglia venti
insino a tenedon diritto guata
et quivi volge il lito ad altri venti
e a cento cinquanta e sua girata
quella costiera miglia quatrocento
a maestral ver tramontana quarta
secondo che si vede in sulla carta
Vero e/ di gran golfi a questo lito
ch'entra fra terra et di gram capi in mare
et e d'assai buon porti fornito
dove il navil sicuro possa stare
fra terra a buone ville et forte sito
e temperato et sano per abitare
e sta diritta con italia e francia
et quella gente porta ben suo lancia.
Quivi e/ alto luogo presso alla meta
del detto frego ad effaso vicina
le smirre foia et landermiti in qua
tutti son poi in golfi di marina
poi quasi al fine fu la gran cipta
di troia dove fu la gran ruina
del superbo ilion che fu combusto
onde fu la progenie d'agusto
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Quattro isolette di cento in settanta
miglia di giro ogniuno /e presso al lito
a men di venti et son di lunge ottanta
l'una dall'autra per diritto rito
son di poi rodi et la prima si canta
lango et poi l'autra che tien il suo sito
di contra ad altro luogo e detta samo
scio / l'autra et metellim la chiamo.
Ora entra nello stretto di turchia
che e/ circa septe miglia largo im bocca
inverso greco et sol per questa via
il detto mar maggior rimbocca
e cento ottanta miglia par che sia
per detto vento insin la ove tocca
le mura della imperial cipta
che 'n su l'autra piu stretta bocca sta.
La / cipta d'aveo sta nel cominciare
dalla man destra drento al detto stretto
onde verso aquilone a riguardare
galipoli cipta v'e dirinpetto
et poi piu su comincia a ralargare
e ben sessanta miglia a di tragetto
da diaschilo che /e/ pur da / man destra
fino alla bocca stretta da sinistra.
P. 49
Quest'altra bocca a di largo due miglia
et / venti ad aquilo dura il canale
et giugne al mar magior ove si piglia
seguendo il lito verso orientale
una costiera novecento miglia
che 'nsino a trebisonda son sue scale
carpi poi pontarachia et samastoe
castelle sinopi et simissoe.
Et son dall'una all'autra miglia cento
una per altra et qual meno et qual piu
cosi dall'autro mare anche secento
son dalla iaza insino a rodi giu
et dall'um mar a l'autro quattro cento
et questo quadro anticamente fu
detto asia minor et dentro a se
avea molte provincie et molti re.
Nel / capo qui d'esso quadro sta
il monte thauro che e molto nomato
il qual dua corna ver ponente fa
che / veggian lungo l'uno et l'autro lato
nel meço d'esse e oggi gram cipta
savasto ove il gram turco sta honorato
al par di semisso da tramontana
e quasi al tarso di meridiana.
P. 50
Seguitam poi vatiça et / chiriçonda
di cento in cento miglia inver levante
seguendo il lito et poi e/ trebisonda
et quivi muove un arco rivoltando
fin dirimpetto la/ dove e/ pezonda
che alcum capo dall'autro distante
dugento cinquanta miglia et / a girare
piu cento miglia sarebbono a ffare.
Lovaci et / faso due fiumi piu su
fra terra vengon pella carestia [overo carcascia]
et piu a llevante sta il mar di bacu
e lle cipta d'organci et samachia
c'a ttornare per detto lito in giu
savastropoli truovi in quella via
et poi peçonda et poi trecento miglia
ove il canal della tana si piglia.
Il detto lito torna inver ponente
e 'l canal detto verso tramontana
poi son dugento miglia rittamente
inverso greco e truovasi latana
e dove ci movemo primamente
quest'e la piu di lungi et la piu strana
dove si navichi et finisce qui
l'asia magiore al fiume tanay.