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P. 3 terzo Al padre al figlio allo spirito sancto per ogni secolo sia gloria et honore Et benedetto sia suo nome quanto tutte le creature anno valore laudato et ringratiato in ogni canto com pura mente et con divoto core et confessato sia la sua bontade pieta misericordia et caritade. Dolce signiore apri le labra mia illumina il mio cor colla tua luce e lla mia bocca anuntii le tue vie piene di lode et sia sempre mia duce allo aiutorio mio intende et sie colla tua gratia che 'l mondo conduce e 'l mie dir sia consolation con fructo di tutti quegli che intendon tale costructo. A ogni cor gentile et mente pura che desidera intendere la ragione colla quale si governa la natura da um principio ch'e prima cagione et donde a l'essere ogni creatura et di lor qualita et conditione di cio legiamo in versi sequenti chiamando iddio et coll'animo attenti. P. 4 Omnipotente dio padre et signiore o somma sapiençia o verbo eterno che fusti in carne nostro redemptore o spirito sancto amor superno o vera trinita vero splendore sol uno idio vero et sempiterno o creatore de l' universo mondo principio et fine altissimo et profondo. Ne lalto impireo celo com ferma essentia comandi et volgi et reggi il firmamento lo quale ci mostra la tua gram potentia pello suo smisurato abracciamento cognioscisi infinita sapientia a riguardare il grande adornamento per noi creasti a celo tanto splendore et qui si intende lo infinito amore. La sua grandeça passa ogni intellecto la sua velocita vie piu transcende quanta belleça et di quanto dileto si vede in esso chi col cor attende veramente a cosi alto rispecto l'alma gentile d'amore tutta saccende disiando potere salir a quelle nobile creature et chiare stelle. P. 5 Veggio la stella in su che il primo gira con quelle sette et due che van dintorno la quale per nicista molto si mira da navicanti quando manca il giorno chi la cercasse et trovar la desia l'ochio suo guardi la boca d'un corno chi piu s'apressa a vedere supine piu freddo sente et ghiacciato confine. Dalla opposita parte e l'autro polo simile a questo freddo di natura che non si puo mirare da nostro suolo perche tra noi e quella grande arsura la quale /e/ sempre sotto um cerchio solo che fa la nocte e 'l di d'egual misura tra questa calda e lle due fredde zone sono i luoghi habitanti et le persone. Dentro a si fatta et tale circumferençia di stelle sono u numero infinito et ciascuna producie sua influentia ne corpi humani et nel terresto sito benche di poche se n'abbia scientia perche sovente rimane smarito che da giudicio di cose future perche di tutte non sa lor nature. P. 6 Un cerchio in maginato da gran savi zhodiaco chiamato ivi si pone nel quale dodici segni et buoni e pravi rivolgere fanno con molta ragione huomini bestie piante pesci et navi pare c'abino a sentire lor conditione perche a ciascuno volge il sole um mese intero e sei di loro a ciascuno em/imsperio. Son l'ariete et leo et sagiptario di natura di fuoco caldo et secco il cancro et scorpio et pesce pel contrario humidi e freddi sono e poscia il becco e virgo et tauro contrarii ad aquario perche ciascuno di loro e freddo et secco e/ esso humido et caldo et cosi libra et quel che due giermani insieme vibra. Poi sono sette pianete in sette spere l'una entro l'altra giu di giro in giro saturno /e/ primo di quelle lumere che 'n vista pare orientale çaphiro le lor proportion son cose vere che ne puo vedere pruova ciascum viro per numeri et misure sança bugia come ne mostra chiaro astrologia. P. 7 Qesta pianeta ci fa contemplanti et pensativi et casti et bene astuti sotigleza d'ingegno a tutti quanti sono al ben fare sicome al male acuti chi e de suoi li vede pe sembianti che sopra gli altri son molto aveduti e 'l nome fu d'un uom che naqque in creta et ebbe la natura del pianeta. Di costui naqque il magnianimo giove da cui gli antichi presor l'altro nome del secondo pianeta che si muove nella sua spera rilucente come chiaro cristallo / et / questo in ciascum dove a signoria comparte giuste some e temperato da di se influençia di signioria et di magnificentia. Seguita dentro a llui l'ardente marte suo figlio di natura sanguinoso in vista rubicondo et le sue arte son d'essere irativo et furioso a suoi seguaci piace esser sperti nimici di pigritia et di riposo et / se voglion pigliar la miglior parte di virtu di forza anno grande arte. P. 8 Chiaro splendore et fiamma rilucente sopra a tutte altre creature belle di te consider manca ogni mente di te parlar vien meno ogni favella o luce che alumini la gente nobile piu che alcuna altra stella tu rrendi al mondo figura di dio piu che alcun'altra cosa al parer mio. O sole / o / cosa sola singulare che nne misuri il tempo a questo mondo che ralegri la terra l'aria e 'l mare quando rivegon tuo viso giocondo benche nessuna vista puo sguardare pelli tuoi raçi im quel corpo ritondo la virtu tua ogni cosa produce scendendo giu per lla tua chiara luce. Perfecta piu che alcun'altra figura e lla figura sperica la quale non a principio / o / fine in sua misura queste similitudine eternale non si puo maculare suo luce pura per cosa coruptibile et mortale a tutte cose dai generationi principio et / fine varie conditioni. P. 9 Or non si de alcum maravigliare come sia uno idio in tre persone distante et ciascheduna singulare non miste ma com perfecta unione tu / vedi un sole et / e um corpo solare et / la / luce et / el calore et con ragione conosci che non e l'un quello ch'e l'altro et non /e poi ne prima quello che l'altro. Genera quello spechio lo splendore et / non / lo splendor lui et amendue insieme mente procede il calore et non /e ne/ sara/ gia/ mai ne/ fue dall'uno a l'altro ne/ tempo ne/ hore in/mediate fa ll'opere sue si tosto come apar ne l'uriente vedi suo raçi et il suo calore possente. Non conoscendo il vero creatore ne veggiendo piu nobil creatura la gente antica stette in tanto errore che il chiamaro idio della natura lui adorandolo et faciendogli honore e templi et sacrificio et gram cultura finche scese la luce qua giu vera e 'l vero iddio ci allumino qual era. P. 10 Coloro in cui il sole a suo potentia secondo lor concepti o nascimenti huomini son di grande intelligentia che danno lume a tutte l'autre gente di gran doctrina et di gran sapientia et al ben oprar non son / ma' / lenti ferventi sono et pien di caritate ne quali regna somma veritate. Poi seguita divenire il pianeta lucente stella et pare che sempre rida i suoi son tutti di natura lieta leali et / chiari a chi di lor si fida vaghi se adornar d'oro et di seta cortesi et larghi et nimici di mida inclinati a lluxuria et van diletto se lascian la ragion dello intellecto. Mercurio fa / l'uom esser bem parllante e con industria di mercatantia procuratore et giudice advocante tractator di qualunque cose sia costui fu figlio de l'alto tonante et suoi ambasciador per ogni via secondo de poeti il sentimento et la sua stella pare che sia d'argento. P. 11 La / luna /e/ tra pianeti il piu sottano et che piu rata compie suo giornata suo cielo e trasparente et fanno come son gli altri onde non /e celata la vista si che si riguardi invano per tutte infino alla specra stellata per chi a dilecto rimirar im quelle chiari pianeti et rilucente stelle. Ma llo suo corpo io dico della luna perche solido et denso et non traspare quando ello s'interpone im parte alcuna tra 'l / sole et noi per linea ritta uguale sotto e suoi et raçi ci si mostra bruna ma / a noi no li lascia trapassare et tale eclis /e quando /e/ compiuta di vechia in nuova in quel punto si muta. Sança lume da se mutata scura quanta ne vede il sole tanta n'acende per questa /e variabil sua figura perche tra su et giu meça risplende et quante piu distante sua misura dal sole tanto ogni di piu lume rende sopra la terra et quando si rapressa ogni di scema suo lume da essa. P. 12 Et quando / el e/ per dritta opositione dallo spechio del sole /e piu lontana convien che si dimostri obscuratione se im quel punto /e/ a noi sovrana et tale eclisse [corr.: "d" partially deleted and "l" added to give "eclisse"] acade per cagione che lla terra si truova allor mezana tra llei et il sole e perche ll'e magiore i raçi di pasar non an vigore Sopra a tutti gli omori a molto affare in tutti gli animali et nelle piante et nel suo crescere et nello scemare da/ força o deboleça a tutte quante in essa molto si / de raguardare chi e de corpi infermi medicante et di molti si vede la ragione che mancan nella sua consumptione. Ne/ corpi humani ove /a/ dominatione pigra influençia et molle / c'e basso ingegno mutabile et volante conditione gente da non fidarsene col pegno sança fermeça et con poca ragione se l'animo vorra seguire il segno cor femminile e non sa che si voglia et di cio che gli avien senpre fa doglia. P. 13 O virtu somma che in te sempre stabile a ciascum ciel singular moto desti ebbon la tua sapientia ineffabile diversa via a ciascum concedesti em perpetuo com pacto durabile a ognium sua leggie mantener volesti questa concordia si maravigliosa trapassa nel pensier ogni gram cosa. Con questa si governa la natura producendo le cose diferenti onde /e dissimigliante ogni figura d'uomini et donne con vari accidenti chi di cose alte et chi di basse a cura chi piu veloci et chi com passi lenti chi arme et chi scientia et chi pastore et / chi / a un'arte o altra pone amore. Di quinci vien che un tempo e carestia un altro /e guerra et un altro /e divitia quando fia pace et quando fia moria quando fia duolo et quando fia letitia si come qual pianeta a signoria sentira il mondo piu bene o malitia et secondo ove / la / influença cade fie piu /o/ meno in diverse contrade. P. 14 Quinci vengono e caldi stemperati quince gran sechi e quinci le gram piove quinci i gram freddi et caldi ismisurati quando in alcuno paese et quando altrove io dico quando e/ passa e modi usati ragionando secondo il tempo e 'l dove di tutte queste passion sicura et l'anima si segue suo natura. L'anima nobile bella e perfecta imago et simigliantia del maestro se in queste alte cose si dilecta non prendera gia mai camin silvestro et facciendo cosi vivera necta et collocata fia dal lato destro chiamata a poseder l'eterna pace perche volle seguire la via verace. Et sopra tutti i cieli andra volando piena d'amore et piena di dilecto et nel divino spechio contemplando ara piena notitia nel cospecto di quelle cose che quagiu mirando d'intender pati alcum difecto contenta d'ogni suo sancto disio ringratiando eternalmente iddio. P. 15 DI TE signore superno abian parlato Et de tuoi celi et di lor influença Quanto per gratia ce n'ai dimostrato or piaccia alla benigna tua clemença mostrarci gl'elementi et il lor stato e lle stagion dell'anno e llor semença lor qualita e llor generationi e de corpi mortali loro comprexioni. Tu co misure gl'elementi leghi suo termine a ciascuno ai stabilito et l'uno dall'autro chiaramente spieghi il fuoco e/ primo nel piu alto sito non conceduto a lui che giu si spieghi ma per quanto puo /e/ salito la sua spera e sotto il ciel della luna et qui non a in se misura alcuna. La vista humana veder non potrebbe perche piu che l'aria egli e purissimo ma chi visa presassi il sentirebbe il suo caldo suo cocente e ardentissimo ogni cosa leggier vi passerebbe sança violentia perche /e/ sottilissimo poi sotto lui e lla spera dell'aria la / quale e molto et suo termine varia. P. 16 La / suo parte di sopra tocca il foco ch'e caldo et secco et fassi a llui simile poi queste quella del secondo loco e ogniuna purissima et sottile quella seconda ne molto ne poco sente di caldo ma tiem fredo stile la terza poi coll'acqua et / colla terra confina et / sempre sta colloro in guerra. L'acqua humida et fredda et l'aria prende l'umido quindi et dal foco il calore et pero calda et humida s'intende la compresion de / l'aria et suo vigore perche nel meço d'amendue si stende et / da / l'uno et dall'autro piglia homore cosi principando l'aqua e 'l foco la terra /e/ freda et secca nel suo loco. La / terra /e/ corpo solido /e/ pesante et / grave piu che alcun altro elemento posta nel centro dentro a tutte quante le spere et piu di lungi al firmamento da / ogni parte ugualmente distante fra / l'aria et lei /a l'acqua il suo contento benche in alcuna parte si discopra la terra in alto et par che sia di sopra. P. 17 Niuna cosa gli e dentro o di sotto se non l'inferno luogo de dannati dove gli angeli rei ebbero il botto che nel suo ventre in etterno serrati fanno pagare all'anime lo scotto c'an / voluto morir negli peccati suo diametro e septe mila migila e 'l cerchio ventidua migliaia piglia. Quanto e cosa mirabile ad atendere del / ferro et della pietra uscire il foco et piccola favilla vedi scendere et cresce sopra a l'esca a poco a poco et quindi poi incontanente accendere migliaia di torchi et empier ogni loco quando non a piu esca / o nutrimento si parte e / torna nel suo elemento. Ancora e bella ragione a pensare la qualita dell'aria et sua natura che quanto in alto piu potesi andare la troveresti piu sotile et pura pero alcun nel ciel non puo volare ne sostenersi su per quella altura sostiensi in questa che piu grossa perche fa risistenza alla percossa. P. 18 Quanto piu scendi nella valle a basso in luoghi di maremme et / di pantani tanto piu truovi l'aria folto et grasso et / gli abitanti starvi peggio sani perche i grossi vapor da l'alto saxo non possono esalir come e de piani dove l'umido fa gran dimoranza pel / secco vento che non /a/ possanza. Le/vasi il sole /e/ entra im que valloni e 'l suo calore vi si rinchiude et / cova et genera di molti coruptioni dove la terra pantanosa truova che surgon su nell'aria per nebbioni et giu ne / cagion con spessa piova fanno brutti animali et soççi vermi e 'l corrotto aria tien / gli uomini infermi. Ne/ monti il sole come aparisce il giorno risplende chiaro et purga ogni vapore i venti che vi soffian pur dintorno rasciugano et diseccono ogni homore pero v'e l'aria puro e molto adorno l'umido e 'l caldo non v'anno vigore per questo non vi cade coruptione onde vi stanno sane le persone. P. 19 Non v'e materia onde l'aria s'ingrossi onde s'accendi et pero / v'e/ freddura et pello caldo che /e/ tra bassi fossi quello humido vapor surge in altura et / truova il freddo avanti che piu/ possa et / fassi neve et / cade alla pianura ne/ monti pello freddo si mantiene et nelle valle in acqua si rinviene. Ma quando il sole di state piu riscalda e 'l caldo porta piu alto l'umore piu freddo truova e pero piu si salda et fassi ghiaccia et cade con romore perche si rompe e tutto si discalda in grandine ma quanto quel vapore e secco nel percuoter s'accende et con gram tuoni e folgor l'aria fende. Quell'aria ancora in quella regione ripugna et / non consente mutationi et come se patisse offensione quando vi giungon queste mutationi giu/ le ricaccia percota ragione quest'aria ne riceve passioni onde si move forte et / questo e 'l vento e al mare et / alla terra da/ tormento. P. 20 Siede il gram mare sopra la terra tonda e lla piu parte d'essa cuopre et bagnia et quella terra che superchia l'onda esce fuor d'essa si come montagna occeano e detto quel che la circonda che pello stretto dello mar di spagna mette per mec̨o della terra il mare lo qual mediteran si fa chiamare. Perche/ ogni simile suo simile attende et degli humor la / luna /a/ signioria quando ella piu sopra al gram / mar si distende sempre una volta tra la nocte et / dia l'acqua del mare inverso lei ascende e / liti dell'occeano per gran via lascia scoperti et poi la luna passa et l'acqua torna et cresce ch'era bassa. Fa / conto d'esser sopra un alto monte et ogni parte riguardar dintorno parrati il ciel come un arco di ponte passar sopra la / terra et come un forno quel / cerchio del confine /e/ l'orizonte or fa che ove / se/ sia meço il giorno sara questo emmisperio alluminato e notte fia da tutto l'autro lato. P. 21 Se/ questo globo della terra fussi et cosi l'acqua come l'aria e 'l foco sotil non resistenti alle percosse non sarebe ma' nocte in verun loco ma il sole non puo passar sue dure cose et pero manca il giorno a poco a poco che/ la / terra ciel / toglie et fassi obscuro pell'ombra che / ci fa suo corpo duro. Quinci si piglia la misura et / l'ore di tutto il tempo del secol presente che 'l sol si gira et in venti quattro hore e ritornato all'usato occidente et in diversi siti a tutte l'ore in qualche loco egli e sempre oriente venti quattro hore /e/ un di naturale che tra la nocte e 'l di sempre uguale - Nel tempo che comincia prima vera piena di fiori et di novelle fronde et temperata rende ogni rivera di dolci venti e che 'l mare cheta l'onde uguale /e i di dalla mattina / a sera quanto /e la nocte che 'l / sol ci nasconde infino a mec̨c̨o giugno tutta via il giorno cresce et la nocte va / via P. 22 Et comincia di marc̨o /a/ mec̨o il mese quando il sol entra sotto l'ariete humida et calda suo complexion prese la qual tutte le cose rende liete le creature son / d'amor racese et a generatio disposte et fete l'umido trasse dal verno passato e 'l caldo piglia dal sol rapressato. Quando il sol /e/ piu presso a noi che mai pel cerchio che si fa piu qua la state e/ gia conversa in fructo de suo rai et consumata quella humiditate due tanti il di della nocte vedrai poi comincia a scemar suo quantitate fino a mec̨o settembre a poco a poco e questo tempo a natura di foco. Poi che/ la nocte fia col giorno uguale comincia il freddo e 'l caldo va calando et quanto scende il di la nocte sale fino a mec̨o dicembre seguitando questo tempo si dice naturale nel quale il caldo al fredo contastando fan l'aria turbare et dar gram piove onde per l'acque l caldo si rimuove P. 23 Et fassi il tempo rigido et noioso di ghiacci et neve et d'acque di gran venti et ciascum fiume corre ruinoso faccendo spesso danno a molte genti il mare sta turbato e tempestoso l'aria et la terra et l'acqua combatenti et questo verno dura insino al giugno quando la prima vera fa ritorno. Degli elementi quatro principali che son la terra et l'acqua et l'aria e 'l foco composti son gli universi animali pigliando di ciascuno assai o poco et nel risolver de corpi mortali ogni elemento torna nel suo loco huomini bestie uccel serpente et pesce et piante et pietre et cio che scema o cresce. Quattro complexion nel corpo humano son di natura di quatro elementi li quali rendono il corpo infermo et sano secondo c'anno buon concordamenti et come un si discorda a mano a mano seguono al corpo diversi accidenti di febri le qual son di più ragioni secondo le predette complexioni. P. 24 Collera rossa state foco et marte sangue com primavera et aria et venus flema verno acqua an coll'una parte malinconia et terra tenet genus dell'autunno et di saturno l'arte chi d'una d'este parti fussi plenus sarebbe in grado di superlativo di cosi fatta complexion paxivo. Collerici son huomini leggieri acuti et promti et desti et animosi acti a far pruove di buon cavalieri et nel combatter molto furiosi quando si turban son subiti et fieri di corpo asciutti et di cor curiosi la sua distemperança fa terçane c'oggi sta bene et la febre a domane. Sanguigni son di / dolce comditione son / temperati et di largheçça honesta gente di pace et sança ofensione benigni et amorevoli et con festa sono inclinati alla fornicatione di tutte complexion piu sana /e questa la sua distemperança fa contina che si conosce al polso et all'orina. P. 25 Flematici son molli et freddi et gravi pesanti et lunghi in ogni loro affare di grosso ingegno quando tu li cavi del loro mestiero avendo altro a cercare temen vergogna et sono benigni asai et temperati nel lor consigliare son pieni et grassi et lor distemperança cotidiana febre a nominança. Ma/linconia e di tutte peggiore palidi et magri son sança letitia coloro habundano in cotale humore disposti a tutte l'arte d'avaritia et an molti pensier sempre nel core son solitari et di poca amicitia quartane son le febre malinconiche che più che tutte l'autre son croniche. Se / l'anima vorra signoreggiare vincera tutte queste passioni ma se si lascia al corpo sogiogare fie sottoposto a queste inclinationi quand'ella al corpo si lascia guidare et seguita sue basse conditioni perde l'alteça e 'l ben / dell'intellecto et /e/ per suo et non d'altri difecto. P. 26 Ma / s'ella vora viver con ragione et governar il corpo com / misura secondo la divina spiratione in cose basse porra poca cura ne beni eterni fia la sua intentione perche nel mondo niuna cosa dura et / sopra tutte queste cose il cielo volando andra con amoroso çelo. Queste cose conposte et coruptibili che non posson durare ne crescer tanto ch'empiam la voglia agli animi sensibili con gram fatica se n'acquista alquanto et con tremor gli tiem che son fluxibili et poi le lasci con dolore et pianto chi vede ben cio che le sanno fare poco vorra per esse / a faticare. Elle ci son prestate et per nostro uso son fatte et poste sotto il nostro piede chi non /a l'occhio della mente atuso le pregia tanto quanto si richiede ma s'entro a esse arai lo cor confuso fie come quel c'appie del servo siede et / per vil cosa che somma paçia si priva della sua gram signioria. P. 27 SOMMO maestro creator verace per cui celi et / terra fatti sono Et cio che innessi si contiene et giace concedi per tua gratia et per tuo dono ch'io possi seguitare come a tte piace con chiaro stile et con aperto suono a figurar la terra e 'l mare et venti si che se n'abbia / buoni intendimenti. Fannosi quatro plage per mostrare i siti della terra et ogni parte da l'oriente inverso il coricante si fanno cinque çone in alcun arte et otto venti son per navicare et nomi principali et meçe et / quarte questi ne fanno lume a bene intendere da / qual parte la cosa de comprendere. Çephiro e quel che noi diciam ponente et coro maestrale et aquilone tramontana si chiama et poi sequente borea detto greco euro si pone per lo levante et noto in contanente sciloco a nome e / seguita africone che /e meço di et lutime del chiostro libecio over garbin che si dice ostro. P. 28 Et con la carta dove son segniati i venti et porti e tutta la marina vanno per mar mercatanti e pirati que per guadagnio et questi per rapina et in um punto richi o sventurati son ale volte da sera o mactina che la fortuna in alcuna altra cosa non si dimostra tanto ruinosa. Col / bossol della stella temperata di calamita verso tramontana veggiono apunto ove la prua guata et / se / dal suo viaggio s'alontana et col timon diriça ogni fiata la nave quando sta com mente sana suso il nochiere im poppa a comandare di punto im punto che via debon fare. Giran l'antenna piu bassa et piu alta secondo il vento temperato / o / forte et quando da un vento ad altro salta bisognia che vi sien le gente acorte a volgiere /e/ commettendo di falta subito sono a pericol di morte et sopra tutte cose al navicare bisognia esser sollecito et / veghiare. P. 29 Bisognia l'orilogio per mirare quante hore con un vento sien andati et quante miglia per ora arbitrare e / troverrai dove sono arivati se gli e di nocte si cacciano in mare et quando son della terra scostati vanno la notte con piu sentimento e temperan le vele a poco vento. Quand'anno vento che contrario sia voltegian da man dextra et da sinistra per non disavançar de la lor via che quando non si perde assai s'aquista infino a tanto che força non fia per gran fortuna quando il mar s'atrista di cercar porto o / adrieto tornare et / alle volte a rompere anno andare. Degli otto cinque non sien troppo forti sono in favor in ciascheduna parte e i tre contrarii male entrar ne porti vedi bisogno pratica e / grande arte e marinai che non vi son acorti spesso vi perdon lor navili et / sarte chi sa l'entrata giuoca con salveça l'ancora getta et la nave acapeça. P. 30 Scogli son molti per lo mar coperti su vi percuote et rompe alcuna volta chi non a/ marinai ben d'esti esperti isole grande et piccole son molte et d'essi parleremo a luoghi certi quando verren la ove le son volte veggiano im prima ingenerar la terra come risiede et come il mar l'aferra. Un .T. dentro a uno / o mostra il disegno come in tre parte fu diviso il mondo e la superior e maggior regno che quasi piglia la meta del mondo asia chiamata il gambo ritto e segno che parte il terço dal secondo africa dico da / europia il mare mediteranno tra esse in meço apare. Questo tondo non /e meça la spera ma molto meno e tutto l'autro e/ mare et non e/ tutta questa faccia intera arrida terra ma da navicare si truova in certe parte gran rivera che ben la terça parte de bagniare d'a/qua salata che vien dal gran cerchio c'a/ tutta l'autra terra fa coperchio. P. 31 Asia e la prima parte dove l'uomo stando innocente stava im paradiso il quale pello disubidire del pomo fu/ dalta gratia rimosso et diviso e per / vergognia si rinchiuse indomo et mangio il pan col sudor del suo viso cinque mila dugento anni interdetto il mondo stette per cotal difecto. Cosi com'ella sta l'autre due parti cosi la gente quindi e/ dirivata indi anno orrigo le sciençi et l'arti in essa fu la legge da dio data lui fu disimile a tutti e parti quel della dolce vergine beata et / ivi fu la nostra redemtione et quivi fia nel fine gram precone. Quattro gran fiumi et ben maravigliosi rigan le terre di questa partita che tutte le scritture son famose di tre si truova ond'anno salita il quarto vien de paesi focosi et riga la etiopia et a l'uscita nel / mar d'egipto et chiamasi il caligine et gion e/ nillo et non si sa l'origine. P. 32 Frison /e/ l'autro volto all'oriente che de monti di persia a l'india versa inverso lo sciloco alla corrente tigris e/ il terço che fa sua traversa contro agli asiri et va molto rapente eufrates e/ il quarto il quale somersa l'acque sue in caverne fa ritorno et l'uno et l'autro corre a meço giorno. Questi dua escon degli monti ermini dove poso doppo il diluvio l'arca et tutti a tre fan lunghi camini infin che nel mar d'india ciascun varca il qual mar par che spanda suoi confini vegnendo strecto dall'occeano marca fin in arabia presso a sinay giu ver ponente a bassera et chessy. Quivi vengon de/ l'india et d'etiopia le molte spetierie a quella gente che vanno per esse quando n'anno inopia per conducerle verso l'occidente quivi ne viene una incredibil copia per carovane et successivamente mandano insieme di camel gran mandria che portano a domasco e / in allessandria. P. 33 Vien da scilocco um braccio d'alto mare che pel color del fondo e/ detto rosso che cento miglia o quasi largo apare lungo e disteso a figura d'um fosso e torto come arco et vien a fare suo termine et confine sopra dosso del / car di / babilonia tre giornate dove ebbe faraon le suo derrate. La / tramontana di questa asia grande tarteri son sotto la fredda çona gente bestial di legge e di vivande fin dove l'onda di bacu risuona per questa terra un gran fiume si spande che d'altri due et / thir s'adona e 'l piu del tempo el freddo la cristalla et e/ vi su la gran citta di salla. E 'l / detto fiume mette in un gran seno d'acqua salata chiuso d'ogni banda di tanto giro o poco piu / o / meno quanto a il mar magior la sua ghirlanda da / l'autro mare a di terreno otto giornate et quasi a randa / a randa sta/ da / levante dritto et di quagiu dalla cipta si noma del bacu. P. 34 Da / l'autra parte persia par che sia et il sito di quel mar da / meço di e da ponente verso la turchia e la gran terra richi del thauri dalla quale a domasco e tanta via quanta da tribisonda fino alli che sono da / venti giorni e nel suo clima savasto ancona et firençe s'adima. Poi son montagne che per gram paese stendon le braccia et sono di grande altura famose in iscrittura et poco intese che di saper la gente a poca cura onde escon e gran fiumi ove si prese anticamente per la gente pura essere il paradiso di deliçia perche e/l'e tterra di molta letiçia. Di / tutti gl'elementi sommamente et d'ogni cosa molto ben dotata intorno d'ogni parte parimente di molte buone terre e collocata et di sopra da tutte sta eminente che tutto il mondo dintorno si guata di cio che si potesse imaginare questo paese soleva habundare. P. 35 Questa montagnia /e/ tanto grande e tale che vede l'occeano all'oriente e 'l mar caldeo e d'india ad australe et vede quel di siria ad occidente et quel di tribisonda ad maestrale et quel di persia che gli e piu rasente et vede tutta e ssiria et la caldea et a scilocco terra di sabea. Vedi ove fu l'antica gran cittae di ninive in sul tigre che fu prima donna d'imperio di molte contrade po piu oltre dove il fiume adima sta hora baldaca et piu la ove cade il mare il fiume vede l'altra cima della gran torre che nebrotto fe doppo il diluvio dell'arca di noe. Il lito del mar d'india a man sinistra inverso giu inver dell'oriente col lito dell'egipto da man dextra sono in un fil di tucte o quasimente presso a quel lito fu la gran palestra de superbi giganti onde la gente tanti linguaggi parla et se ne vede ancor la detta torre /e/ ritta im piede. P. 36 Fa/ di largheça un quatrocento miglia il detto mare e lungo cinque volte et di richeça nium se / l'asomiglia di care priete pretiose et molte et tante perle che gran maraviglia vi si ricolgono et sono gia ricolte dall'autra parte e/ l'india incontanente che si distende insino all'oriente. Sta / ethiopia da / meridiano torrida çona estendesi a ponente et al venire in giu a dextra mano arabia sta che vien insin rasente il rosso mare e terre del soldano dov'e la mecca et vavi molta gente la dove sta sepulto il maladetto in un'arca di ferro macometto. Di / sotto dal mar rosso infino al fiume del nilo infino al mar di diamata la provincia d'egipto che fu lume d'a/strologia et quivi fu trovata et di scentia et d'ogni buon costume anticamente fu molto adornata d'antichi padri et di molti romiti molto ripiena fu dentro a suoi liti. P. 37 Fu di richeça populata et piena fertile molto diletosa et / sana poco vi piove ma dalla gram vena conducon l'acque molto da llontana e rigon quel paese per tal mena essendo terra fructuosa et piana che l'abundantia e/ quivi cosa vera et d'ogni tempo vi par prima vera. In / sulla riva del fiume si posa la gran cipta del cairo che contiene tanta / di gente che mirabil cosa vedere in ogni parte le vie piene per modo c'a cercalla e faticosa tanta e/ la carca di chi va et viene il numero ne tacio per vergognia che 'l ver sarebbe tenuto mençognia. Et qui finisce l'asia sua misura tirando a meço di ritto camino fino alle parti della grand'arsura che non v'e habitante ne vicino et africa comincia la qual dura quanto tien poi tutto i lito marino fino allo stretto et poi quanto si puote cercar l'occean et le parte remote. P. 38 Di sotto al nilo miglia settecento et piu che / la meta sabbione et / rena paese adusto per lo caldo vento et non v'e acqua che surga di vena poi e/ un monte dumila trecento che volgarmente si chiama carena et e/ d'alteça molto smisurato et / nelle storie athalante chiamato. Dal monte al mare /e l'aria temperata che venti adusti non posson passare en certe parte e/ men d'una giornata et dove due tre o quatro presso al mare e questa parte e assai populata et buon terren pomati a fructare in sulla cima per la grande altura il piu del tempo e/ neve e / gran fredura. Di la dal monte sono idi roventi popoli radi e sterile terreno torrida çona et per li sechi venti di venenose ferucole pieno et della terra omai sian contenti e a contar la marina verreno coll'aiuto di dio che ci el dimostra el quale e/ stato et fia la guida nostra. P. 39 INCOMINCIANDO dal meridionale lito del mare in su la strecta bocca che miglia sedici e largo il canale et a/ d'ogni parte monte et rocca sta la cipta di septa la qual sale sei giorni al greco di sopra a morocca et/ altretanto e/ dirimpetto a essa per meço della gran cipta di fessa. Di sotto a setta forse mille miglia giu per quel lito s'a poca notitia d'andarvi l'uom di rado si consiglia ne/ per dilecto ne per avaritia et gia ne furon che per maraviglia vollon passar piu oltre e con tristitia di lor et di lor gente fer tal gita che ma' poi non si seppe di lor vita. En queste mille miglia di marina verso libeccio truovi prima arçilla et poi l'araccia l'e assai vicina salle po segue che /e una buona villa un fiume che a llato le confina che dal monte athalante si distilla per meço fessa passa et cencinquanta miglia a/ insin et a setta altretanta. P. 40 Niffe çamor saffi gaçola et messa una po l'autra cinquanta inn otanta miglian si truovan poi da essa e piu oltre non par che nasca pianta ne che si truovi se non rena spessa cercando la rivera tutta quanta veggion da terra piu il sol in mare canaria et altri di piccolo affare. Seguendo il lito verso l'oriente trecento miglia sta one in sul mare di sopra setta andando col ponente et chi a tremison volesi andare fra terra e tre giornate o quasimente one con cartaginea sta del pare a far pilegio et con vento africone dugento trenta miglia ad aquilone. Piu tra levante et greco sta orano piu alto cento miglia in su quel lito la cipta di tenes per quella mano piu su cento cinquanta tien suo sito et poco piu di cento di lontano quella d'algeri la qual driça il dito ad acqua morta verso tramontana questo paese a poca terra piana. P. 41 Indi a/ bruggia son miglia cento venti pur da llevante et greco et poscia e bona piu su dugento pur per detti venti et l'una e l'autra cipta si ragiona da ivi a cento trenta poi seguenti truovi biserti et secondo che suona per fama quivi presso fu cartagine la grande et se ne vede alcuna imagine. Tuniçi fa poi la sua residença sesanta miglia et d'um gran golfo a porto la qual cipta si guata con firença a uno occaso quasi et a uno orto capo di regnio et di magnia potentia et ben dotata terra et non a torto ch'ell'e nel meço della barberia et presso ad italia piu c'altra vi sia. Sta con yerusalem et con sibilia inclinate da / euro et da çephiro et sta vicina per dugento miglia alle due magiore isole di giro le quali son la sardigna et la cicilia quasi in triangol quando ben vi miro africa sta poi ver meridiano passato capo bono a dextra mano. P. 42 D'africa a capulia et a facesse son molte seche da lito rimote et chi vuol navicare indi a capesse fra esse e 'l lito per canal si puote et seguon poi fino a rasamabesse ma qui bisogna che di fuor si rote da tuniçi insin qui per maestrale trecento miglia son per drito strale. Poi tripoli cipta di barberia cento venticinque miglia inver levante et misurata su per quella via dugento miglia et due volte atretante son fino a rausen per traversia dove fa um capo il gran monte atalante lasciando un golfo dov'e a man directa cunara et poi bernico et tholometta. Et / chi girassi il golfo per costea sarebon poi delle miglia dugento dal capo di rausen a buonandrea son cento miglia pur per detto vento luco piu dugento par che stea e indi ad / alexandria e quattro cento et quasi in meço d'esse sta larassa et e questo paese terra bassa. P. 43 Guata alexandria per ponente setta et guata a tramontana satalia e terra ricca nobile e perfecta et e/ gram porto di mercantantia da indi a foce ove 'l nilo in mar getta cinquanta miglia son per ritta via et chiamasi ivi il fiume di rossetto et son tremila miglia dallo stretto. Un'altra foce sanza far girata piu su cinquanta miglia al mar dichina passata quella truovi damiata poi son dugento miglia di marina fino alla rissa che e/ la piu ingolfata et che piu al mar rosso s'avicina et quivi da levante a tramontana il lito gira e tutta terra piana. Dalla rissa alla iaza d'erminia ricta costiera son miglia secento per tramontana tutta quella via va verso greco per quarta di vento il porto di baruti di soria nel meço sta apunto alle trecento et quindi sono il pilegio piglia fino alexandria cinquecento miglia. P. 44 La/rissa a/ intorno stagni al mar gialle et fra terra diserti infino al loco dove la trista et ben punita valle che giudicata fu da dio col foco quivi e un lago morto et poi le spalle del monte sinai piu la son poco sul qual fu data la legge divina dov'e sepulta sancta caterina. Tra larissa et baruti apunto in medio e iopem porto della terra sancta che di colui dovereb'esser per dio che capo de christiani esser si vanta dove quel degno ne tenne suo sedio che fece l'opra che ogni di si canta ove e/ il sancto sepulcro di yesu la dove crocifisso per no fu Sion e questo capo di giudea verso levante um poco a destra mano et / da sinistra mano e galilea et / da levante sta il fiume giordano et / a marina segue cesarea et / acri sur et saretta et libano monte dond'esce il fiume di due fonti quivi e/ carmelli et altri sancti monti. P. 45 Da / baruti infra terra una giornata et una meça quella gran ciptade che 'n tutto il mondo e tanto nominata mercatantesca et di gram nobiltade possente et ricca domasco chiamata che niuna di maggiore antichitade sopra la terra non trovian che sia et e/ stata gran fatto tutta via. Tripoli di soria segue per mare sexanta miglia et poi trenta tortosa la leccia poi settanta im quel andare e tutta questa e terra montuosa fin poi cinquanta miglia dove apare la foce di soldino assai famosa poi e/ alexandretta altre cinquanta et insino alla iaça poi quaranta. Angulo acuto fa qui la marina et volge molti venti et a ponente verso libeccio a quarta si dichina fino ad antiocetta o quasimente la iaça a cento miglia s'avicina al tarso et poi quaranta l'e/ seguente il curco et poi lapoli a/ settanta et ad antiocepta a poi novanta. P. 46 Tra 'l / tarso et antiocepta dritta via cipri infra mare stae discosta un cento miglia dov'e nicosia cipta real tra terra et famagosta che fu gran porto di mercatantia sul mar d'oriente et quella costa dell'isola girando e cinquecento et per lungheça son miglia dugento. Tra la leccia e tortosa ad oriente l'isola detta guata la marina et per diritta çona inver ponente guarda rodi modom et poi messina et calcri et maiorica et poi seguente valença et portogallo et e vicina famagosta a baruti per due .C. insino ad alexandria per un d. D'antiocetta et rodi per quel vento detto di sopra sança costeggiare ritto pilegio son miglia trecento ma converrati duo golfi lasciare che sarebbe piu lunga da / dugento miglia la coste a vollela girare nel primo e/ candiloro e / setelia et l'autro pare che quel di macri sia. P. 47 Rodi e una isoletta che e scostata da terra ferma qualche miglia venti insino a tenedon diritto guata et quivi volge il lito ad altri venti e a cento cinquanta e sua girata quella costiera miglia quatrocento a maestral ver tramontana quarta secondo che si vede in sulla carta Vero e/ di gran golfi a questo lito ch'entra fra terra et di gram capi in mare et e d'assai buon porti fornito dove il navil sicuro possa stare fra terra a buone ville et forte sito e temperato et sano per abitare e sta diritta con italia e francia et quella gente porta ben suo lancia. Quivi e/ alto luogo presso alla meta del detto frego ad effaso vicina le smirre foia et landermiti in qua tutti son poi in golfi di marina poi quasi al fine fu la gran cipta di troia dove fu la gran ruina del superbo ilion che fu combusto onde fu la progenie d'agusto P. 48 Quattro isolette di cento in settanta miglia di giro ogniuno /e presso al lito a men di venti et son di lunge ottanta l'una dall'autra per diritto rito son di poi rodi et la prima si canta lango et poi l'autra che tien il suo sito di contra ad altro luogo e detta samo scio / l'autra et metellim la chiamo. Ora entra nello stretto di turchia che e/ circa septe miglia largo im bocca inverso greco et sol per questa via il detto mar maggior rimbocca e cento ottanta miglia par che sia per detto vento insin la ove tocca le mura della imperial cipta che 'n su l'autra piu stretta bocca sta. La / cipta d'aveo sta nel cominciare dalla man destra drento al detto stretto onde verso aquilone a riguardare galipoli cipta v'e dirinpetto et poi piu su comincia a ralargare e ben sessanta miglia a di tragetto da diaschilo che /e/ pur da / man destra fino alla bocca stretta da sinistra. P. 49 Quest'altra bocca a di largo due miglia et / venti ad aquilo dura il canale et giugne al mar magior ove si piglia seguendo il lito verso orientale una costiera novecento miglia che 'nsino a trebisonda son sue scale carpi poi pontarachia et samastoe castelle sinopi et simissoe. Et son dall'una all'autra miglia cento una per altra et qual meno et qual piu cosi dall'autro mare anche secento son dalla iaza insino a rodi giu et dall'um mar a l'autro quattro cento et questo quadro anticamente fu detto asia minor et dentro a se avea molte provincie et molti re. Nel / capo qui d'esso quadro sta il monte thauro che e molto nomato il qual dua corna ver ponente fa che / veggian lungo l'uno et l'autro lato nel meço d'esse e oggi gram cipta savasto ove il gram turco sta honorato al par di semisso da tramontana e quasi al tarso di meridiana. P. 50 Seguitam poi vatiça et / chiriçonda di cento in cento miglia inver levante seguendo il lito et poi e/ trebisonda et quivi muove un arco rivoltando fin dirimpetto la/ dove e/ pezonda che alcum capo dall'autro distante dugento cinquanta miglia et / a girare piu cento miglia sarebbono a ffare. Lovaci et / faso due fiumi piu su fra terra vengon pella carestia [overo carcascia] et piu a llevante sta il mar di bacu e lle cipta d'organci et samachia c'a ttornare per detto lito in giu savastropoli truovi in quella via et poi peçonda et poi trecento miglia ove il canal della tana si piglia. Il detto lito torna inver ponente e 'l canal detto verso tramontana poi son dugento miglia rittamente inverso greco e truovasi latana e dove ci movemo primamente quest'e la piu di lungi et la piu strana dove si navichi et finisce qui l'asia magiore al fiume tanay.